23 gennaio 2014

un GRANDE LIBRO che DOBBIAMO LEGGERE

-Ho capito almeno una cosa sull’autismo: che è il mio cioccolatino amaro, mio e soprattutto di Andrea e che dobbiamo gestircelo. Avete presente Forrest Gump? Quando la madre gli dice che la vita è come una scatola di cioccolatini, non sai mai quello che ti capita? Ti è capitato quello amaro, è inutile che piangi perché l’altro ce l’ha più dolce e sta meglio: parti da lì e vai (pag. 131-2)
Questo il punto da dove Franco Antonello parte insieme a suo figlio Andrea, affetto da autismo: una strada percorsa in due, che abbiamo iniziato a conoscere attraverso l’imprevisto successo di “Se ti abbraccio non aver paura”, e che conosciamo meglio ora che è arrivato “SONO GRADITI VISI SORRIDENTI”.
Nel primo libro, grazie alla penna di Fulvio Ervas, FRANCO ANTONELLO ci ha raccontato la storia del viaggio in moto attraverso le due Americhe, compiuto con il figlio autistico ANDREA. Pensava di stamparne 500 copie da dare ad amici e conoscenti e, invece, ne è venuto un successo strepitoso, tanto che Feltrinelli ha gli ha chiesto di ripercorrere tutta la vita, sua e di Andrea. Possiamo così leggere “SONO GRADITI VISI SORRIDENTI”, un libro che ti prende nell’anima e ti lascia con gli occhi umidi di commozione  e di ammirazione.
Partiamo con un po’ di ordine cronologico.

20 gennaio 2014

Michele Serra - GLI SDRAIATI: bel libro, anche se...

-Intelligenza arguta e ottima penna: questo, per come lo conosciamo, è MICHELE SERRA, che conosciamo ora anche come padre, grazie al suo ultimo libro “GLI SDRAIATI” (ed. Feltrinelli) in cui racconta del rapporto tra lui, padre quasi sessantenne e il figlio diciottenne.
L’inizio del libro è un richiamo stizzito (e ricorrente, si direbbe) del padre: “Ma dove cazzo sei? Ti ho telefonato almeno quattro volte, non rispondi mai”
E subito entra con tutto il suo mestiere, la penna abile e colta del Serra che conosciamo da tanto tempo, con un susseguirsi di figure retoriche anche ardite e sintassi impegnativa, che fanno quasi venir la voglia di chiudere il libro prima della fine della prima pagina: “Il tuo cellulare suona a vuoto, come quello dei mariti adulteri e delle amanti offese. La sequela interminata degli squilli lascia intendere o la tua attiva renitenza o la tua soave distrazione: e non so quale sia, dei due “non rispondo”, il più offensivo.

13 gennaio 2014

ospitali e orgogliosi della propria identità

-Un libro e delle riflessioni che vanno decisamente contro il “pensiero debole” e il “relativismo” dei nostri tempi, prendendo la scomoda via che va a cozzare contro il “politicamente corretto”: queste le caratteristiche di “L'identité malheureuse” (L’identità infelice), ultima fatica del filosofo Alain Finkielkraut, in testa da alcune settimane nella classifica dei saggi più venduti in Francia.
Figlio di un ebreo polacco superstite di Auschwitz e poi naturalizzato francese, ha smesso di essere annoverato tra i pensatori eminenti della sinistra a partire dal 2005, quando - di fronte alla rivolta delle banlieues parigine - affermò che i disordini erano stati fomentati da islamici e neri, a prescindere  e indipendentemente dal disagio sociale.